Storie di imprenditoria sostenibile: Simonetta Degano

Storie di imprenditoria sostenibile: Simonetta Degano

Simonetta Degano, imprenditrice, consulente freelance e docente universitaria in ambito moda e lusso, ha recentemente lanciato il suo brand omonimo, che fa della qualità senza tempo il suo manifesto. Ci siamo fatte raccontare com’è nata, dalla lunga esperienza con molti brand di lusso, l’idea di crearne uno suo, e quali principi, idee e suggestioni l’hanno guidata in questa avventura. Potete acquistare i suoi meravigliosi caftani, camicie e chemisier su simonettadegano.com

NAMA
Ciao Simonetta, siamo felici di averti con noi! Cominciamo dalle origini: sei nata a Trieste, ma con un’esperienza di studio e lavoro tra New York e Milano, due importanti capitali della moda. Come hanno influenzato il tuo gusto e la tua concezione di moda queste tre città, estremamente vitali, ma molto diverse tra loro? 

SIMONETTA
Uno dei ricordi più teneri dell’infanzia è Nora, la sartina che veniva a casa nostra per confezionarci vestitini e recuperare capi che non usavamo più. È stata con noi per anni, vedendo crescere tre generazioni…Un mondo che purtroppo non c’è più ma che rimane vivido nei miei ricordi e mi ha influenzato profondamente. Trieste ha significato questo, famiglia, tradizione, un mix di lingue e culture che hanno risuonato da sempre nella nostra quotidianità. Gli oggetti in casa erano pieni di storie affascinanti da raccontare: i bicchieri della bisnonna ungherese, la scrivania del bisnonno arrivato dalla svizzera e i libri di architettura del nonno che aveva studiato a Vienna…Trieste mi ha insegnato il valore della storia e di come gli oggetti possono accompagnarci in un racconto di vita unico e pieno di fascino.

Nei miei anni a Milano e di studio all’Istituto Marangoni, ho scoperto il concetto di stile e di eleganza. Sono arrivata in città convinta che stile e trend andassero di pari passo. La moda per me era quella delle riviste e delle passerelle e invece qui ho scoperto qualcosa che mia madre mi aveva sempre ripetuto: la moda passa, ma lo stile resta. Tra le vie del centro e le botteghe milanesi ho imparato a riconoscere l’eleganza della semplicità e dello stile senza tempo. Ho scoperto la qualità, i tessuti, quanto fosse più affascinante acquistare un bel maglione blu nella boutique di quartiere scoperta per caso, rispetto alle pile di abiti nei negozi Fast Fashion.

A New York vivevo nel Village e facevo interminabili passeggiate. Qui ho scoperto negozi vintage, antiquari e laboratori pieni di capi e oggetti che avevano fatto parte da sempre della mia quotidianità, ma che qui acquisivano un fascino e un valore unico. Qualcosa che avevo sempre dato per scontato, qui veniva reinterpretato, ricontestualizzato e fatto proprio, dando vita ad uno stile nuovo e del tutto personale. 

NAMA
Hai lavorato per nomi importanti della moda: da dove è nata l’esigenza di mettersi in proprio? Quali sfide hai incontrato e come hanno impattato le tue esperienze precedenti nell’affrontare tali sfide? Questa nuova avventura come sta cambiando il tuo modo di fare consulenza e insegnare ai tuoi studenti?

SIMONETTA
Lavorare per grandi aziende mi ha dato e insegnato tantissimo. Ancora oggi ai miei studenti ripeto sempre quanto in realtà la “gavetta” sia importante e formativa. È stato bellissimo ma anche difficile, con grandi momenti di entusiasmo, ma anche sconforto e stanchezza. Il mio era un lavoro meraviglioso e stimolante. Ero riuscita ad arrivare dove avevo sempre desiderato, eppure non mi sono mai sentita del tutto realizzata. Viaggiavo tantissimo, avevo sempre più responsabilità, ma alla fine mi rendevo conto che stavo perdendo qualcosa di più importante. La mia vita.

Dopo aver perso compleanni, matrimoni e grandi avvenimenti perché ero dall’altra parte del mondo o a seguire il lancio di chissà quale collezione, ho iniziato a rendermi conto che non ero più sicura di quali fossero le mie priorità. Quello che facevo non mi appassionava più e ho deciso di mollare. All’inizio è stato terrificante. Non avevo un piano B, dovevo rivedere completamente la percezione del fallimento e capire come riprendere in mano la mia vita. Per anni ero stata la PR della grande azienda. Un ruolo che mi aveva permesso di riconoscermi non solo a livello professionale ma anche sociale. E ora chi ero? Il tempo e la mia famiglia sono stati salvifici, mi hanno supportata, ascoltata e giorno dopo giorno ho rimesso insieme i pezzi.

Dopo un anno, ho iniziato ad insegnare e a fare le prime consulenze. Ho ritrovato la gioia e il piacere di lavorare in questo settore. Ho imparato a seguire realtà e progetti diversi, ho capito quanto mi piacesse unire l’esperienza aziendale, da una parte e la formazione, l’aula, dall’altra.

Il progetto del brand nasce cinque anni dopo…l’ho sempre considerato come quello step successivo che solo qualche anno fa non avrei mai avuto il coraggio di fare, ma che oggi, è apparso assolutamente normale e necessario; il completamente di un percorso. Seguire un progetto dall’inizio alla fine e mettermi in gioco in prima persona, diventare una docente e una consulente migliore, affiancando l’esperienza alle competenze. Oggi con i clienti si è aperto non solo un dialogo, ma un confronto che arricchisce entrambi. In classe porto esempi pratici, racconto episodi e sottolineo problematiche che nei miei ruoli precedenti non avevo mai incontrato. E a loro volta gli studenti mi riempiono ogni giorno di spunti e riflessioni molto utili, che arricchiscono il mio ruolo di professionista e imprenditrice. 

NAMA
Sul tuo sito racconti che “la cosa più semplice è quella più difficile da trovare”. Il tema di una moda minimalista, che va contro i trend della fast fashion e che offre delle soluzioni di qualità, resistenti al tempo, è sempre più al centro del dibattito su un consumo più sostenibile. Qual è, adesso, la tua idea di moda ideale, e com’è cambiata nel tempo? Quale capo è il tuo “mai più senza”?

SIMONETTA
La mia idea di moda oggi è sicuramente quella di pochi pezzi di qualità, semplici e facilmente adattabili al proprio stile e all’occasione. Un capo da indossare a vent’anni come a sessanta, privo di tutti quei dettagli, come una forma più o meno scampanata, plissettature, rouches o applicazioni particolari, che dettano moda o una tendenza momentanea. Un semplice e banale maglione, ma di ottima fattura. Quelli che nella loro semplicità stanno bene con tutto e che durano una vita. Un’intera collezione di mai più senza, mi piace pensarla così. 

NAMA
Hai scelto di lavorare con tessuti naturali, lavorati a Km 0 da artigiani del nord Italia. Ci puoi raccontare la storia di questa ricerca? Come ti sei avvicinata all’idea di utilizzare fibre non convenzionali come il bamboo? 

SIMONETTA
La qualità di un capo si riconosce immediatamente dai tessuti e dai materiali che scegliamo di utilizzare. Desideravo che anche questa scelta diventasse parte di una storia da raccontare. Tessuti unici e speciali, lavorati e prodotti da laboratori e aziende italiane, fatte di persone fortemente appassionate. I nostri tessuti hanno una filiera italiana, trasparente e controllata. Fibre che non tutti conoscono ma che hanno una qualità incredibile, caratteristiche uniche e possono dare molto alla moda di oggi e del futuro. Una moda ancora oggi poco conosciuta o per pochi, consapevole e di qualità, rispettosa dell’ambiente e di tutti noi. Una moda che arricchisce invece di sfruttare e danneggiare. La loro ricerca è stata per noi un viaggio straordinario che ci piacerebbe raccontare e arricchire sempre di più. 

Coppia di ragazze che indossano camicia a righe su pantaloni bianchi e jeans

NAMA
Sul tuo sito mostri in modo trasparente i costi di produzione di ciascun capo, andando ad instaurare un rapporto di fiducia e trasparenza con l’utente finale. Hai scelto inoltre di scattare con modelle non professioniste (Paola e Giorgia, rispettivamente architetto e fisioterapista), che posano struccate. Da dov’è nata la scelta di eliminare più barriere possibili tra il brand e le sue clienti, dal rendere i conti “pubblici” all’eliminare qualsiasi tipo di trucco, reale o figurato?

SIMONETTA
Chi lavora in questo settore sa che purtroppo il più delle volte paghiamo un capo anche cinque, dieci volte il suo valore, a causa dei numerosi intermediari e dalle politiche di settore che si sono venute ad instaurare negli ultimi anni. Uno dei primi obiettivi di questo progetto è stato proprio quello di garantire alla consumatrice un prodotto di alta qualità, ad un prezzo coerente, giustificato e trasparente. La moda molto spesso è sinonimo di fascino e magia, ma non deve diventare illusione.

Viviamo in un momento storico dove utilizzare filtri, modificare fotografie o pagare qualcuno per indossare o pubblicizzare i nostri prodotti è assolutamente normale. Tutto quello che non rientra nelle nostre aspettative o in un canone perfetto, viene modificato o cancellato. Così facendo si rischia di perde il contatto con la realtà. Una realtà che noi invece siamo convinti sia unica, affascinante e bellissima nella sua imperfezione. 

NAMA
L’unione fa la forza, e chi meglio di te può darci questo consiglio: hai qualche sito di moda sostenibile, etica o minimalista che vorresti condividere con noi? 

SIMONETTA
Ci sono diversi progetti e siti italiani che seguo da un po’ e che ammiro molto. Come Arknit, che sicuramente conoscerete meglio di me o The Dressing Screen, un plurimarca online che racchiude numerosi brand di nicchia e artigianali. A livello internazionale, al momento sono molto affascinata dai marchi australiani. Ci sono diverse realtà che si contraddistinguano per uno stile semplice, lineare, tessuti sostenibili e un approccio etico.

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